
John Kwasi Bomah è l’attuale primo sacrestano della Basilica dell’Annunciazione di Nazareth, ha 58 anni e proviene dal Ghana. Fr. John è testimone di un francescanesimo vivo, attraverso la sua vita e il suo servizio in Terra Santa che dura da 30 anni. Vive la sua infanzia in Ghana, ma si avvicina al francescanesimo grazie a un amico che entra nell’ ordine francescano. Da lì inizia la sua avventura in cammino sui passi di Gesù e San Francesco, che lo ha portato a servire la Chiesa in Terra Santa. Ecco la sua testimonianza: “Tutto è iniziato nel 1972, in Ghana, quando ho iniziato ad osservare l’opera dei francescani conventuali nella mia terra. Osservandoli avevo già iniziato a pensare che potesse essere qualcosa in cui potevo ritrovare me stesso. Dopo questo primo incontro ho iniziato a leggere le Fonti Francescane e mi sono sentito chiamato dalla storia di San Francesco, dal suo modo di lasciare tutto e vivere ispirato dal Santo Vangelo che gli ha cambiato la vita, come lui, anche io lo volevo. Dopo la professione – continua Fr. John – sono stato destinato prima a Ein Karem, poi al Santo Sepolcro, a Betlemme e dal 2016 sono a Nazareth. Il mio servizio come sacrestano non riguarda solo le celebrazioni liturgiche, ma anche l’accoglienza dei pellegrini a cui sono particolarmente sensibile – ci confessa Fr. John – penso che sia necessario fare molta attenzione all’accoglienza dei pellegrini. Quando, al Santo Sepolcro o a Betlemme, i pellegrini mi chiedevano di rimanere per la notte notavo sempre una grande emozione, vi era sempre qualcuno che si commuoveva. In particolare, a Betlemme ho visto molte persone piangere dall’emozione quando realizzavano di poter pregare e meditare nel luogo in cui è nato Gesù. Oggi se dovessi dire qualcosa a qualcuno che cerca la sua strada gli direi che l’unica cosa da fare è mettersi in preghiera e il Signore aprirà la strada per capire verso quale direzione andare. E, dopo aver capito, occorre impegnarsi ancora di più e pregare sempre di più per fare ciò per cui si è chiamati, con tutto il cuore”.
di Giovanni Malaspina